L’eredità preziosa che ci lascia Milva

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Se ne va una delle voci più rappresentative del panorama musicale, non solo italiano. Milva ci lascia a ottantuno anni, dopo una lunga malattia. Personaggio eclettico, ha saputo coniugare con maestria la musica leggera con il teatro. Procurandosi riconoscimenti di livello internazionale. Passano alla storia le onorificenze che, per una carriera straordinaria come la sua, le attribuirono Francia, Italia e Germania. Maria Ilva Biolcati, fu definita La Rossa per la sua chioma, ma anche per il suo credo politico, mai nascosto. Espressione, tra l’altro, della canzone popolare e della musica d’autore, Milva incrocia e collabora con   artisti che vanno nella sua stessa direzione.

Le canzoni che le offre Mikis Theodorakis insieme con poeti intellettuali greci, alcuni di estrema sinistra, sono contenuti nell’album La mia età del ’79. Enzo Iannacci, l’anno dopo, produce per lei l’LP La Rossa che riscuote un notevole successo di critica. E, nei primi anni ottanta, un vero e proprio progetto musicale con Franco Battiato. Col maestro siciliano inciderà ben tre Long Playing. Del primo, il più fortunato, Milva e dintorni, farà parte il brano Alexanderplatz che riscuoterà un successo enorme, quello forse che più rimane nei ricordi del pubblico. E pensare che all’origine il pezzo si chiamava Valery, dedicato dall’attore Alfredo Cohen alla transessuale Valerie Taccarelli, conosciuta a un circolo LGBT di Bologna.

Gli autori erano lo stesso Cohen con Battiato e Giusto Pio. Per offrirla alla interpretazione di Milva, il cantautore catanese ne cambia radicalmente il testo, conservandone intatta la musica. Viene celebrata così una delle piazze più conosciute di Berlino Est. Già, perché all’epoca la città era ancora divisa dal muro. Il brano, tradotto ed interpretato in più lingue, figura in molti 33 giri della Pantera di Goro. E a proposito di dischi, ci piace ricordare che la chanteuse detiene il record italiano assoluto con 173 album pubblicati in Italia e nel mondo. Ottanta milioni i dischi venduti.

La casa discografica Ricordi, dal ’66 al ’93, si lega alla cantante con una “convenzione” che, da un lato, le garantisce la partecipazione annuale della cantante alla Kermesse sanremese, dall’altro la impegna alla pubblicazione di un repertorio più raffinato e intenso dedicato a un pubblico colto e a palati sopraffini. A Sanremo Milva parteciperà ben 15 volte, record insieme a tre colleghi, realizzando un filotto, mai eguagliato, di nove Festival consecutivi. Ma mai riuscirà a vincere la manifestazione canora più popolare della musica leggera. La Città dei Fiori la vedrà spesso coinvolta in polemiche durissime, specie nei confronti delle giurie.

Era fatta così la Pantera, colta e intellettuale, ma anche sanguigna e graffiante. Di certo non le mandava a dire. Con Astor Piazzolla nacque una collaborazione di valore assoluto durata per buona parte degli anni settanta e ottanta. C’era una stima reciproca tra la cantante e il musicista italo-argentino. Insieme realizzarono diverse tournée con lo spettacolo El Tango in cui il celebre bandoneonista si esibiva col suo Quintetto di Tango Contemporaneo. E l’album El Tango de Astor Piazzolla fu il giusto omaggio che Milva seppe e volle tributare al geniale e rivoluzionario artista.

Il musicista sudamericano le dedicò l’opera Maria de Buenos Aires pretendendone l’interpretazione, ritenendola l’unica che potesse farlo. Milord, cover di Edith Piaf, è di certo uno dei maggiori successi della cantante ferrarese. Alla mitica Piaf dedicherà un intero album di sue canzoni tradotte in italiano, Le canzoni di Edith Piaf del ’70. Un’altra cover la porta addirittura a conquistare la Gondola d’Oro. Era il 1972, il brano La Filanda, l’artista “tradotta” Amalia Rodriguez. Chiudiamo con un canto popolare, quello per antonomasia, legato alla Resistenza: con Bella Ciao Milva forse raggiunge la sua interpretazione massima. Versione personalissima, semplicemente da brividi, dove vengono fuori i valori ai quali è rimasta sempre attaccata, oltre la sua magica, calda e potente voce che ne ha fatto senza dubbio l’artista più poliedrica di sempre.